Quando la truce realtà supera la fantasia

 

Un incidente mortale sul lavoro che doveva sembrare una fatalità. Ancora una volta si è dovuto assistere ad un evento nefasto che si poteva evitare. La tragica fine di un operaio moldavo colpito alla testa da un cavo di acciaio.

(di Mario Saverio Di Martiis)

 

bosco carabinieri

Sabato 22 dicembre abbiamo appreso dalla stampa locale e nazionale dell’ennesimo infortunio mortale sul lavoro con appendice macabra costituita dal tentativo di occultare il grave evento mediante il trasferimento del cadavere dal luogo dell’evento ad un sito diverso. 

Un giovane moldavo di anni ventotto, residente ed inserito nella realtà del comune di Santa Giustina in provincia di Belluno, stava lavorando in nero per conto di un piccolo imprenditore nell’attiguo territorio del comune di Sagron del Mis in provincia di Trento. Insieme al datore di lavoro era impegnato nel taglio di un bosco ed a tal fine stavano predisponendo un cavo di acciaio per l’allestimento di una teleferica utile alla movimentazione dei tronchi. Il cavo di acciaio si è spezzato ed ha colpito il giovane lavoratore moldavo, uccidendolo probabilmente  all’istante. Mediante l’auto dello stesso infortunato il corpo è stato traferito ad una distanza di oltre cinquecento metri e parzialmente occultato. Dopo alcune ore lo stesso imprenditore ha avvertito le autorità riferendo di aver rinvenuto occasionalmente il corpo di uno sconosciuto.

I fatti sono avvenuti il diciannove novembre; le successive indagini dei Carabinieri del luogo hanno consentito la ricostruzione esatta degli eventi e la individuazione delle persone presenti. Non è certo la prima volta che si tenta di camuffare un infortunio mortale sul lavoro, permane un atroce dubbio: quanti casi restano occulti?

Un rapido raffronto statistico tra infortuni mortali denunciati e quelli oggetto di tentativo di occultamento rende più che plausibile la sgradevole circostanza che probabilmente non tutti i tentativi di occultamento siano svelati. Secondo i dati INAIL a tutto il 31 ottobre del 2018 in Veneto sono stati denunciati cento infortuni mortali, contro i settanta dello stesso periodo dell’anno precedente.

Consapevoli che si tratta di infortuni denunciati e quindi non ancora formalmente qualificati quali infortuni mortali sul lavoro, resta evidente l’inaccettabile ed incredibile aumento. È evidente che la legalità e dignità del lavoro subisce ulteriori oltraggiosi ed ingiusti attacchi ai quali è necessario rispondere con immediata determinazione civile ed amministrativa.

Come sempre l’ANIV esprime cordoglio ai famigliari della sfortunata vittima, auspica che gli Enti di patrocinio indirizzino i superstiti e che le associazioni datoriali sappiano individuare ed isolare tali improbabili imprenditori. Ribadiamo e riproponiamo il nostro contributo di motivazione, esperienza e studio perché chiunque lavori possa tornare a casa incolume e sereno, mediante una efficace, rapida e semplificata rete amministrativa finalizzata all’aumento del lavoro legale e del conseguente sviluppo civile ed economico individuale e collettivo.